martedì 14 aprile 2020

Storie dal Nuovo Mondo: Incunaboli in US. La Cosmographia di Claudio Tolomeo


Il mondo delle biblioteche storiche, dei libri antichi e degli incunaboli è estremamente affascinante!

Fra carte segnate dal tempo ma ancora bianchissime, legature in pergamena o pelle, adornate con borchie, cantonali, fermagli e incisioni su piatti e dorso, si nascondono notizie sorprendenti che ci rivelano molto del nostro passato.






 



Intorno al 1509 Leonardo Da Vinci immaginava il suo libro sull’anatomia umana come un’edizione della Comosgraphia di Claudio Tolomeo, con quindici grandi tavole che avrebbero dovuto presentare visivamente il corpo umano, come si dice nel proemio intitolato Ordine del libro: "qui si farà l’albero delle vene in generale siccome fe’ Tolomeo l’universale nella sua Cosmografia"[1].



Anche io, di recente, un po’ come Leonardo ho potuto sfogliare e studiare due edizioni dell’opera tolemaica, la cui traduzione latina si deve all’ umanista Jacopo d’Angelo (1360-1410), oggi custoditi presso la William L. Clements Library di Ann Arbor (MI).

Il primo incunabolo è stato stampato a Ulm nel 1486 dal tipografo tedesco Johann Reger (anni di attività 1486-1499), per il librario e editore veneziano Justus de Albano (ip01085000), il secondo a Roma nel 1490 dal tipografo Pietro Della Torre, attivo fra il 1490 e il 1499 (ip01086000).


Entrambi gli incunaboli sono riccamente illustrati: contengono mappe geografiche, iniziali xilografiche e diagrammi. Nello specifico, il primo incunabolo, quello stampato nel 1486, presenta 32 mappe dipinte a mano, fra cui anche un planisfero opera di Johannes Schnitzer von Armsheim, tipografo e incisore tedesco. La stampa di quest’ultimo segue da vicino l'edizione del 16 luglio 1482. Le carte geografiche sono le stesse, ma quelle del 1486 recano sul margine superiore intestazioni silografiche. Il secondo invece, presenta un numero inferiore di carte geografiche, 27 per l’esattezza, tutte derivate dall’edizione curata da Domizio Calderini e stampata a Roma nel 1478 ad opera di Arnold Bukinck.





L’opera è composta da otto libri nei quali l’autore, astronomo, matematico e geografo attivo ad Alessandria d’Egitto, spiega come procedere alla realizzazione di una mappa del mondo allora conosciuto[2]. Se nel primo libro Tolomeo dà spazio alla risoluzione dei problemi matematici insiti nella riproduzione in piano del globo terreste, gli altri libri non sono altro che un elenco di più di ottomila località sulla Terra, per le quali il geografo fornisce coordinate di longitudine e latitudine. Tra le informazioni tramandate dal testo tolemaico non manco confini di paesi, nomi di popoli, fasce climatiche terresti, durate dei giorni, ecc.



Nonostante l’opera tolemaica fosse ben nota nella tarda antichità, se ne perdono le tracce nei secoli successivi. Le intuizioni dello studioso di cultura ellenistica vengono riscoperte nell’Europa Occidentale solo nel XV secolo, attraverso lo studio e la trasmissione del testo nella cultura bizantina, le cui mappe dipendono dalla ricostruzione che ne fa Massimo Planude (monaco greco, ambasciatore di Bisanzio a Venezia e scrittore di aritmetica, vissuto fra il XIII e il XIV secolo). È discussa la questione se l'opera originale fosse corredata da carte o se queste siano state aggiunte posteriormente.



Entrambi gli incunaboli presentano al loro interno note manoscritte, calcoli numerici, segni e sottolineature di chi studiò a fondo i testi nel corso dei secoli. Condivido con voi alcune foto scattate agli esemplari. Buona visione!


Per approfondire:


Note sull’autore:



Debora Di Pietro ha iniziato ad appassionarsi al libro antico durante gli ultimi anni universitari, mentre studiava per laurearsi in Storia dell’arte e beni culturali all’ Università di Catania, sua città d’origine. Presa la laurea magistrale, si è trasferita negli Stati Uniti, ad Ann Arbor - ridente cittadina nel sud del Michigan. Nonostante abbia cambiato continente, le sue passioni sono rimaste immutate. Così da qualche tempo lavora su una piccola, ma interessantissima collezione di incunaboli custodita presso la William L. Clements Library di Ann Arbor (University of Michigan, MI).


[1] L’ amore di Leonardo da Vinci per l’astronomia, la fisica e l’anatomia umana non sono certo un segreto. Di recente Carlo Vecce, filologo e studioso del Rinascimento, ha ricostruito la vita di Leonardo attraverso l’analisi dei libri che possedette e che studiò intensamente. Il brano a cui faccio riferimento nel testo si trova in Carlo Vecce, La biblioteca perduta: I libri di Leonardo. Roma: Salerno editrice, 2017, p. 110.

[2] Per Claudio Tolomeno (lat. Claudius Ptolemaeus, ca. 100 d. C. – dopo il 170) si tratta di rappresentare, attraverso l’uso di un reticolo di meridiani e paralleli, l’ecumene, ovvero quello che egli crede essere il mondo abitato. Egli individua le odierne isole Canarie come la località più ad Occidente e i territori della penisola indocinese come quelli più orientali.