giovedì 18 novembre 2021

Si ricomincia!

 Dopo oltre un anno di assenza da questo blog, ripartiamo! L'assenza è legata alla presenza maggiore in altri canali, Facebook prima di tutto, con le pagine Biblioteconomia, Conservazione dei beni archivistici e librari, Archeologia del libro, Incunaboli a Catania.

Veniteci a trovare, le strade e i luoghi della rete sono tanti ormai!




martedì 14 aprile 2020

Storie dal Nuovo Mondo: Incunaboli in US. La Cosmographia di Claudio Tolomeo


Il mondo delle biblioteche storiche, dei libri antichi e degli incunaboli è estremamente affascinante!

Fra carte segnate dal tempo ma ancora bianchissime, legature in pergamena o pelle, adornate con borchie, cantonali, fermagli e incisioni su piatti e dorso, si nascondono notizie sorprendenti che ci rivelano molto del nostro passato.






 



Intorno al 1509 Leonardo Da Vinci immaginava il suo libro sull’anatomia umana come un’edizione della Comosgraphia di Claudio Tolomeo, con quindici grandi tavole che avrebbero dovuto presentare visivamente il corpo umano, come si dice nel proemio intitolato Ordine del libro: "qui si farà l’albero delle vene in generale siccome fe’ Tolomeo l’universale nella sua Cosmografia"[1].



Anche io, di recente, un po’ come Leonardo ho potuto sfogliare e studiare due edizioni dell’opera tolemaica, la cui traduzione latina si deve all’ umanista Jacopo d’Angelo (1360-1410), oggi custoditi presso la William L. Clements Library di Ann Arbor (MI).

Il primo incunabolo è stato stampato a Ulm nel 1486 dal tipografo tedesco Johann Reger (anni di attività 1486-1499), per il librario e editore veneziano Justus de Albano (ip01085000), il secondo a Roma nel 1490 dal tipografo Pietro Della Torre, attivo fra il 1490 e il 1499 (ip01086000).


Entrambi gli incunaboli sono riccamente illustrati: contengono mappe geografiche, iniziali xilografiche e diagrammi. Nello specifico, il primo incunabolo, quello stampato nel 1486, presenta 32 mappe dipinte a mano, fra cui anche un planisfero opera di Johannes Schnitzer von Armsheim, tipografo e incisore tedesco. La stampa di quest’ultimo segue da vicino l'edizione del 16 luglio 1482. Le carte geografiche sono le stesse, ma quelle del 1486 recano sul margine superiore intestazioni silografiche. Il secondo invece, presenta un numero inferiore di carte geografiche, 27 per l’esattezza, tutte derivate dall’edizione curata da Domizio Calderini e stampata a Roma nel 1478 ad opera di Arnold Bukinck.





L’opera è composta da otto libri nei quali l’autore, astronomo, matematico e geografo attivo ad Alessandria d’Egitto, spiega come procedere alla realizzazione di una mappa del mondo allora conosciuto[2]. Se nel primo libro Tolomeo dà spazio alla risoluzione dei problemi matematici insiti nella riproduzione in piano del globo terreste, gli altri libri non sono altro che un elenco di più di ottomila località sulla Terra, per le quali il geografo fornisce coordinate di longitudine e latitudine. Tra le informazioni tramandate dal testo tolemaico non manco confini di paesi, nomi di popoli, fasce climatiche terresti, durate dei giorni, ecc.



Nonostante l’opera tolemaica fosse ben nota nella tarda antichità, se ne perdono le tracce nei secoli successivi. Le intuizioni dello studioso di cultura ellenistica vengono riscoperte nell’Europa Occidentale solo nel XV secolo, attraverso lo studio e la trasmissione del testo nella cultura bizantina, le cui mappe dipendono dalla ricostruzione che ne fa Massimo Planude (monaco greco, ambasciatore di Bisanzio a Venezia e scrittore di aritmetica, vissuto fra il XIII e il XIV secolo). È discussa la questione se l'opera originale fosse corredata da carte o se queste siano state aggiunte posteriormente.



Entrambi gli incunaboli presentano al loro interno note manoscritte, calcoli numerici, segni e sottolineature di chi studiò a fondo i testi nel corso dei secoli. Condivido con voi alcune foto scattate agli esemplari. Buona visione!


Per approfondire:


Note sull’autore:



Debora Di Pietro ha iniziato ad appassionarsi al libro antico durante gli ultimi anni universitari, mentre studiava per laurearsi in Storia dell’arte e beni culturali all’ Università di Catania, sua città d’origine. Presa la laurea magistrale, si è trasferita negli Stati Uniti, ad Ann Arbor - ridente cittadina nel sud del Michigan. Nonostante abbia cambiato continente, le sue passioni sono rimaste immutate. Così da qualche tempo lavora su una piccola, ma interessantissima collezione di incunaboli custodita presso la William L. Clements Library di Ann Arbor (University of Michigan, MI).


[1] L’ amore di Leonardo da Vinci per l’astronomia, la fisica e l’anatomia umana non sono certo un segreto. Di recente Carlo Vecce, filologo e studioso del Rinascimento, ha ricostruito la vita di Leonardo attraverso l’analisi dei libri che possedette e che studiò intensamente. Il brano a cui faccio riferimento nel testo si trova in Carlo Vecce, La biblioteca perduta: I libri di Leonardo. Roma: Salerno editrice, 2017, p. 110.

[2] Per Claudio Tolomeno (lat. Claudius Ptolemaeus, ca. 100 d. C. – dopo il 170) si tratta di rappresentare, attraverso l’uso di un reticolo di meridiani e paralleli, l’ecumene, ovvero quello che egli crede essere il mondo abitato. Egli individua le odierne isole Canarie come la località più ad Occidente e i territori della penisola indocinese come quelli più orientali.

sabato 21 marzo 2020

Avvio corso di Biblioteconomia 2019-2020


Martedì 24 marzo 2020 prenderanno avvio le lezioni di Biblioteconomia per l'anno accademico 2019-2020.

Quest'anno, a causa dell'epidemia di coronavirus, #restiamoacasa e le lezioni avranno luogo a distanza attraverso la piattaforma Microsoft Teams, cui potranno accedere gli studenti iscritti al corso.

Anche il ricevimento si terrà a distanza, via mail e skype.

A presto!



lunedì 24 febbraio 2020

Storie dal Nuovo Mondo: Incunaboli in US!

Cari amici, oggi diamo avvio alla  rubrica Storie dal Nuovo Mondo: Incunaboli in US.

Incunaboli che passione!

Il mondo delle biblioteche storiche, dei libri antichi e degli incunaboli è estremamente affascinante!
Fra carte segnate dal tempo ma ancora bianchissime, legature in pergamena o pelle, adornate con borchie, cantonali, fermagli e incisioni su piatti e dorso, si nascondono notizie sorprendenti che ci rivelano molto del nostro passato. 


William L. Clements Library (University of Michigan)
Battista Mantovano, esemplare composito, Venezia, Giacomo Pencio, 1499
Coperta rigida in piena pelle, con piatti decorati, in legno, fermagli sul taglio davanti.

Gli incunaboli, custoditi in biblioteche, musei, università, collezioni private e negozi di antiquariato in giro per tutto il mondo, rappresentano un dono preziosissimo per tutti noi. Come macchine del tempo ci permettono di investigare il passato. Sfogliando le loro pagine non è inusuale trovare note lasciate dai lettori che studiarono i testi, sottolineature, maniculae e segni d’attenzione; anche coloro che acquistarono i libri lasciarono spesso traccia di sé, scrivendo il prezzo d’acquisto, firmando il libro, scrivendo in una nota da chi avessero acquistato quella specifica opera, o facendo decorare le pagine con bellissime miniature e pitture. 

 William L. Clements Library (University of Michigan)
Cicerone, Tuscolanae disputationes, Venezia, [Nicola Girardengo] 1480

Note manoscritte riguardanti il testo (s. XVI/XVII; c. a2r)


 William L. Clements Library (University of Michigan)
Schedel Hartmann, Liber Chronicarum, Norimberga, Anton Koberger, 1493

Manicula (s. XVII; c. LXXIII)


William L. Clements Library (University of Michigan)
Schedel Hartmann, Liber Chronicarum, Norimberga, Anton Koberger, 1493

Nota manoscritta recante anno, luogo e prezzo d’acquisto dell’incunabolo (s. XVII; c. [*]1r): MDCLXXI Emputs Bononiae ducatonis argenteis sex


Oggi parleremo dell’opera di Schedel Hartmann (1440-1514), LiberChronicarum, stampato a Norimberga nel luglio 1493 dal tipografo Anton Koberger (ca. 1440-1513), per volere di Sebald Schreyer (1446-1520) e Sebastian Kammermeister (1446-1503).

L’incunabolo, mirabile esempio di libro a stampa illustrato, racconta la storia dell’umanità, dalla sua creazione per mano di Dio fino all’anno di pubblicazione dell’opera. Custodisce al suo interno ben 1809 xilografie, le cui matrici, 645 per l’esattezza, sono opera di Michael Wolgemut (ca. 1434-1519), pittore e incisore tedesco, conosciuto per essere stato il maestro di Albrecht Dürer durante gli anni del suo apprendistato (1486-1489). 

Schedel Hartmann, medico tedesco, appassionato collezionista di manoscritti e libri a stampa, utilizzò opere letterarie della classicità e del periodo medievale per comporre la sua opera, prendendo inoltre ispirazione dal Supplementum chronicarum di Giacomo Filippo Foresta, pubblicata a Venezia nel 1483[1].
Le immagini accompagnano il testo e adornano tutte le carte del libro, mostrando vedute di città, battaglie, santi e imperatori, eruditi e intellettuali di ogni epoca. Di questa mirabile impresa, compiuta nella Norimberga di fine Quattrocento, si conservano a tutt’oggi tre contratti, redatti fra il dicembre 1491 e il marzo 1492, e firmati da personalità importanti dell’epoca.

In particolare, molto affascinante risulta la figura di uno dei due committenti, Sebald Schreyer, mercante tedesco e umanista, promotore delle arti e della cultura nella Norimberga dell’epoca. Membro del consiglio cittadino e rettore della Chiesa di San Sebald a Norimberga, commissionò la stampa di molte opere, fra cui Breviari e Messali, stampati su pergamena[2]. 

Certamente non meno importante fu il tipografo a cui Schreyer si rivolse per stampare l’opera di Hartmann, Anton Koberger (ca. 1440-1513), il quale, all’epoca dei fatti, possedeva 24 torchi tipografici e botteghe tipografiche in 16 grandi città europee[3]



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Note sull'autore del post
Debora Di Pietro ha iniziato ad appassionarsi al libro antico durante gli ultimi anni universitari, mentre studiava per laurearsi in Storia dell’arte e beni culturali all’ Università di Catania, sua città d’origine. Presa la laurea magistrale,  si è trasferita negli Stati Uniti, ad Ann Arbor - ridente cittadina nel sud del Michigan. Nonostante abbia cambiato continente, le sue passioni sono rimaste immutate. Così da qualche tempo lavora su una piccola, ma interessantissima collezione di incunaboli custodita presso la William L. Clements Library di Ann Arbor (University of Michigan, MI).


[3] Campos Carlos Alberto, Technology, scientific speculation on the Great Discoveres. Coimbra 1985, p. 525.

martedì 11 febbraio 2020

ATTENZIONE: APPUNTAMENTO RINVIATO! Incunaboli delle biblioteche siciliane: se ne parla a Milano!

L'appuntamento è rinviato! Vi faremo sapere :-)
 
Biblioteche perdute e storie ritrovate tra i cataloghi di incunaboli delle biblioteche siciliane, questo il titolo dell'incontro che sarà condotto da Edoardo Barbieri, con Marco Palma, il 25 febbraio 2020 a Milano, alla Biblioteca Braidense.
Si discuterà dei progetti conclusi (Siracusa, Catania I e Ragusa) e dei progetti in corso Incunaboli a Catania II e Incunaboli ad Agrigento


lunedì 10 febbraio 2020

Mimmo Fiormonti al DISUM, seminario LM-43

"Che cosa vuol dire digitalizzare? Quali sono le conseguenze della digitalizzazione?"
Iniziamo ad affrontare il problema, e non è facile riflettere sui fondamenti!
"Cambia il modo di trasmettere le memorie, cambiano le discipline che trasmettono le memorie".

Così inizia il seminario di Mimmo Fiormonti ad DISUM, per gli studenti della LM-43, ma aperta al pubblico.
Siamo stati, e siamo, distratti dalle conseguenze politiche della digitalizzazione e ciò ha prodotto una digitalizzazione distorta; le preoccupazioni emistemologiche sono state sopravanzate da altre questioni, prima di tutto quella degli standard.



giovedì 7 novembre 2019

Seminari di Conservazione dei beni archivistici e librari 2019


Sono iniziati ieri i seminari per gli studenti di Conservazione dei beni archivistici e librari del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania, aperti a chiunque voglia partecipare.

Se volete potete ascoltare l'intervista a tal proposito, a cura di Radio Zammù, qui!